“Quanto chiarore e quanta oscurità nella sua vita,
quante luci e quante ombre vanno esaltando la bellezza di questo quadro.
Un italiano francese, un soldato dottore in legge,
un laico senza ordini sacri, un eminentissimo cardinale“.
Giulio Raimondo Mazzarino nacque nel piccolo borgo di Pescina (AQ) nel 1602. La sua personalità poliedrica e la rara intelligenza diplomatica lo consacrarono come uno dei protagonisti più influenti del Seicento. Successore del cardinale Richelieu, fu reggente di Francia finché Luigi XIV, il celeberrimo Re Sole, non ebbe l’età per governare, diventando in seguito suo principale ministro e mentore.
Mecenate, militare, diplomatico, religioso e, soprattutto, abile stratega politico, si impose come arbitro indiscusso del destino di intere nazioni. Dopo aver partecipato ai negoziati di Vestfalia del 1648, fu determinante il suo ruolo nel quadro della pacificazione europea operata nel 1659 dal Trattato dei Pirenei, che pose fine al conflitto tra monarchia francese e spagnola, l’ultima propaggine bellica della Guerra dei trent’anni. La Francia, sulla base del trattato stipulato, riuscì a riannettere diverse regioni al suo regno e a riconfigurarsi quale potenza preminente nel quadro europeo.
La sua figura, al crocevia tra ambizione personale e visione politica, resta emblematica di un’epoca in cui il potere si esercitava non solo con le armi, ma anche con la parola, la strategia e l’arte del compromesso. Come mediatore tra le grandi monarchie, incarnò l’essenza stessa della diplomazia, quella che Anthony Pagden ha definito l’arte dei «Signori del mondo».